Gli antichi scrittori romani adoperarono vari modi per nominare Ie Terme di Abano; chi le chiamò «Fons Aponi o Fontes Aponi », chi «Fumiger Aponus », e chi «Aquae Aponae ». La maggior parte degli erudini padovani degli ultimi secoli, asseriscono che gli antichi con la parola «Aponus» non intendevano Abano attuale ma bensì tutto quel circuito di colli e pianure che ora comprende Monterosso, Monteortone, Torreglia, Montegrotto, Cataio, Battaglia ecc., tutti luoghi ove esistono acque termali come ad Abano. Tutti questi luoghi erano negli antichi tempi cosparsi di portici, di templi, bagni, acquedotti, laghi, canali e ogni altra comodità umana. Alcuni storici moderni asserirono che tutte queste delizie vennero devastate da terremoti, rombi sotterranei ed eruzioni vulcaniche, ma ciò non risulta come cosa positiva, perché nessuno storico antico lo dice. Risulta invece che tutto ciò venne distrutto nel 601 prima del 1000 da Agilulfo re dei Longobardi, il quale non contento di aver ridotta tutta una rovina la città di Padova che gli si era ribellata, ne devasto anche il territorio, incendiando ogni cosa e rompendo gli argini dei fiumi e dei canali. Moltissime sono le supposizioni sull'origine del nome di Abano lo storico veneziano Jacopo Filiasi che visse dal 1750 al 1829 lo immagina nientemeno che di origine ebraica dalla parola «Abanim» che in quella lingua vuol dire acqua che scaturisce dalla pietra; altri asseriscono che e una voce derivante dall'antico tedesco (Bad o Abad che vuol dire bagno). L'opinione più accettata e che quel nome derivi dal greco «Aponos» che vuol dire guarigione o anche senza dolore, alludendo cosi al fatto che i portentosi bagni guarivano qualunque male. II prof. E. Teza scrisse che nella scomparsa lingua sanscrita la parola «pa» voleva dire bere, ed «apana» sala o casa del bere. In seguito dal greco Aporros, venne il latino Aponus, che poi si trasformo nel neo latino e nel volgare e divenne Apanus e in seguito pronunciato corrotto in Abanus e quindi in italiano Abano. I cittadini di quel ridente paese si chiamano aponesi, ma dice il prof. Busato, che suonerebbe ancor meglio la parola «aponensi », adoperata anche dagli scrittori padovani Dalla Vedova, Barbieri e Andrea Cittadella Vigodarzere.
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